LOCOMOTIVE ELETTRICHE

Nel periodo fra il 1920 e il 1930, le Reggiane pur continuando a costruire locomotive a vapore, iniziarono a specializzarsi nelle tecnologia di punta di allora, rappresentata dalla trazione elettrica.

La scarsità di carbone imponeva all’Italia ingenti costi di importazione della materia prima necessaria per il funzionamento delle locomotive a vapore. La trazione a vapore creava inoltre grosse difficoltà in un paese come il nostro, con molte linee in zone di montagna con severe salite e lunghe gallerie.

Nei primi del ‘900 si era sviluppata la tecnologia della trazione elettrica trifase a 3.600 volt, applicata sulla linea Torino-Modane, verso la Francia (dove vi era il tunnel del Frejus che, con i suoi 14 km era una delle gallerie più lunghe d’Europa) e sulla linea dei Giovi, che dal porto di Genova andava verso Milano e Torino, caratterizzata da forti pendenze.

La trazione elettrica trifase apportò un salto di qualità notevolissimo nel servizio sulle direttrici citate e si mise mano ad un programma di elettrificazioni a partire dall’area ligure e piemontese.

In questo quadro entrano ovviamente le Reggiane, che con la loro tradizione erano divenute una delle più quotate aziende produttrici di materiale ferroviario; negli anni dal 1922 al 1927 vengono costruite 12 locomotive E551 e 12 E554 a corrente alternata trifase.

Attorno alla prima metà degli anni ’20 si studia un altro sistema di elettrificazione: quello in corrente continua a 3.000 Volt.

Questo sistema presentava maggiore complessità dei motori elettrici delle locomotive ma era molto più semplice nei riguardi degli impianti fissi di distribuzione e captazione dell’energia elettrica.

Gli esperimenti diedero esito positivo e quest’ultimo sistema fu prescelto per tutte le nuove elettrificazioni a partire dagli anni ’30.

Le Reggiane hanno costruito esemplari di tutti i tipo di locomotive elettriche in corrente continua progettate dalle Ferrovie dello Stato: dagli E 626 agli E 428 dal 1936 al 1939; dagli e 636 dal 1939 al 1960 (macchine diffusissime con ben 469 unità costruite).

Nel 1963 vengono costruiti le locomotive E 646, versione potenziata del 636 e utilizzate per i pesanti treni espressi in sostituzione delle E 428.

La necessità di avere in tempi rapidi una locomotiva di tipo ancor più potente portò ad una rielaborazione del gruppo 646, da cui nacque, nel 1975, il gruppo E656, che è la locomotiva elettrica costruita in maggior numero di esemplari in Italia quasi 500 unità, di cui 35 costruiti alle Reggiane fino al 1982.

Sempre le Reggiane furono l’azienda prescelta per importanti lavori di ristrutturazione degli elettrotreni ETR 300 e 250, conosciuti come Settebello e Arlecchino, portata a termine nel 1969.

Fra le macchine di prestigio vogliamo ricordare quelle del gruppo E 444, più note come “tartaruga”, costruite dalle Reggiane negli anni dal 1968 al 1970 e capaci di raggiungere i 200 km/h.

L’epopea ferroviaria si conclude con la preserie di 6 esemplari del gruppo E 402 (macchine con potenza di 5.200 kW, corrispondenti a oltre 7.000 cv e velocità di 220 km/h), costruiti nel 1988 e ritenuti dal punto vista del design tra le più belle locomotive elettriche degli ultimi anni.

Con queste macchine si chiude il legame con la ferrovia che, ricordiamo, è il punto di partenza delle Reggiane e rappresenta la tipologia di costruzione più longeva della fabbrica, durata ben 80 anni.

Gabriele Savi

Alberto Sgarbi

Sodalizio Amici Ferrovie Reggio Emilia